Questa volta, purtroppo, non ho potuto portare avanti il mio compito di reporter poiché un’influenza
mi ha costretto a rinunciare all’appuntamento del 26 febbraio scorso con la
quarta conferenza del ciclo Curare e Narrare. Non ho però
intenzione di liquidare il post troppo in fretta cambiando argomento.
Cercherò di partire dalla figura del relatore, da ciò di cui si occupa e da alcuni
progetti cui ha dato vita nell’ASL di Biella, per trattare un tema molto
delicato e a me molto caro: il recupero delle capacità narrative dell’essere
umano e i risultati preziosi che questo tipo di lavoro può avere nei contesti
sanitari.
Il titolo della conferenza
era Formazione
e organizzazione come ambienti narrativi e a parlare è stato quello che
si può considerare il padrone di casa nonché anima della rassegna, il Dott. Vincenzo Alastra. Psicologo, è
attualmente Direttore della S.O.C. Formazione e Comunicazione dell’ASL biellese
nonché docente in Psicologia delle organizzazioni e di Psicodinamica dello
sviluppo delle relazioni sociali presso l’Università di Torino.
Credo che la sua interpretazione di quella
che dovrebbe essere la formazione continua all’interno di luoghi complessi come le organizzazioni
sanitarie sia un esempio di approccio tanto efficace quanto rispettosa per offrire
al personale amministrativo, ai professionisti della cura e al pubblico delle occasioni
di apprendimento.
Mi riconosco molto in questo
tipo di modus operandi poiché non è per
nulla distante dallo spirito e dalle intenzioni con cui cerco di prendere parte
o promuovere in modo indipendente le mie attività nel campo della medicina
narrativa, della promozione della salute e della conoscenza di valori e risorse
del proprio territorio.
Il punto focale di questi
percorsi, infatti, è fare in modo che l’acquisizione della competenza avvenga attraverso
la conoscenza di quella che è stata l’esperienza di altre persone. Nella
pratica, bisogna cercare di comprendere quali sono la dinamica (collettiva o individuale) e lo strumento (racconto lungo, breve, diario, poesia, disegno) migliori che
consentano alle persone di sperimentare i benefici
dati dalla condivisione del proprio vissuto.
Per rendere meglio l’idea, prendo in prestito due citazioni riportate da Piero Camerone, anche lui esploratore delle manifestazioni dell’animo umano, in un suo recente post su Facebook:
"Avevo imparato a leggere in me stessa, e così ero in grado di leggere anche negli altri"
"Avevo imparato a leggere in me stessa, e così ero in grado di leggere anche negli altri"
di Etty
Hillesum
[da cui deriva la seconda]
“Siamo adulti quando siamo in grado di
organizzare il nostro passato e di riflettere sul presente secondo criteri
ordinatori e compositivi. Il passato è una materia intricata di fili
attorcigliati. La riflessione narrativa di sé, coinvolge la mente in un
processo di riordino di questi fili, stabilendo priorità, marginalità,
proporzioni, lunghezze, classi e tipi"
di Duccio Demetrio
In sanità, portare avanti progetti che abbiano come finalità il rispetto
dell’etica e la cultura del ben-essere (inteso come sentirsi a proprio agio o contributo
attivo a rendere un ambiente gradevole per chi lo frequenta) non è certo
compito facile, ma può trovare dei validi strumenti nelle varie forme
espressive che appartengono alla cornice delle Medical Humanities.
Apparentemente potrà
sembrare inutile o difficile ascoltare gli altri per poi confrontarsi con se
stessi, ma si tratta di una
pratica in grado di renderci molto più consapevoli riguardo agli stessi contesti dove
operiamo quotidianamente.
Prendere coscienza di quanti comportamenti o gesti
automatici contraddistinguono la nostra vita e le nostre relazioni deve essere
visto come un percorso educativo, ma in grado di farci stare meglio.
Questa volta, contrariamente
a quanto ho fatto per il post precedente, non posso riportare quale racconto,
poesia o altro scritto sia stato scelto per essere letto ad alta voce per dare simbolicamente
il là all’evento, ma ciò che conta di più è far emergere il fatto che questa
preziosissima consuetudine è naturale espressione di un qualcosa che ritengo
andare ben la di là di un’iniziativa di lettura ad alta voce, rivelandosi una
vera e propria palestra di idee per costruire i percorsi assistenziali di
domani: il progetto Calliope.
Per esperienza
diretta di un mio amico e collega, il Dott. Alessio Sandalo, e per il notevole
impegno che profonde in questo genere di progetti la casa editrice Marcos y
Marcos sto conoscendo questo mondo della lettura ad alta voce e quanto sia potente
nel creare ponti che ci fanno “…entrare nel mondo di un altro, per confrontare storie, per imparare ad
abitare nuovi luoghi, a percorrere sentieri sconosciuti, per tracciare nuove
mappe o ampliare le nostre, per vedere al di là del nostro orizzonte.” (Umberto Galimberti - Quattro passi con i filosofi).
Lo stesso Galimberti suggerisce di curare
le nostre il senso di disagio che spesso possiamo provare oggi con la “terapia delle idee”, e credo che sia
proprio questo lo spirito cardine del lavoro di lettura ad alta voce che i
dipendenti dell’ASL di Biella portano avanti: sperimentare nuove direzioni
verso le quali proiettare l’offerta di cura e generare occasioni di dialogo con
i pazienti che rafforzino il legame con chi si prende cura di loro.
A prova di quanto
ho appena sostenuto prendendo spunto solo da un progetto che Alastra e colleghi
portano avanti, ci tengo a segnalare altre due attività altrettanto
interessanti cui l’ASL ha dato vita, sempre a partire dalla raccolta dei
racconti e delle esperienze dirette di medici, pazienti e operatori sanitari:
-
SEGNALI
DI FUMO ovvero “Azioni per la Prevenzione
e la Cura del Tabagismo e della Bronco
Pneumopatia Cronica Ostruttiva” = collaborazione con una compagnia teatrale al fine di mettere in scena
alcune pièces ispirate a una serie di
racconti riguardanti il tabagismo e della sua cura, raccolti dal Servizio
Formazione tra medici, pazienti e psicologi. Dal canale YouTube della stessa ASL condivido un video dell’evento conclusivo.
-
I
LUOGHI DELLA CURA ovvero “Un viaggio tra
il sé professionale e il sistema delle cure domiciliari” = dalle
testimonianze narrative di un gruppo di infermieri dei servizi di cure
domiciliari durante un laboratorio condotto dal Servizio Formazione, nasce un documentario a
cura di Manuele Cecconello intitolato “I luoghi della cura”. Un viaggio
esplorativo di una realtà complessa come le Cure Domiciliari per comprendere
meglio quelle competenze relazionali che consentono agli infermieri di
affrontare ogni giorno situazioni imprevedibili.
Come è successo
nei miei confronti, spero che risulti contagiosa verso chiunque leggerà l’enorme
voglia di fare e mettersi in gioco che questa ASL mostra nel perseguire
l’obiettivo di una sanità migliore e più attenta alla persona.
Ognuno di noi nel suo ruolo, perché nessuno di essi è da considerarsi meno importante o tagliato fuori a priori, dovrebbe iniziare a camminare sul sentiero che lo porterà a capire quanto la narrazione sia legata in modo molto stretto con la nostra salute.
Ognuno di noi nel suo ruolo, perché nessuno di essi è da considerarsi meno importante o tagliato fuori a priori, dovrebbe iniziare a camminare sul sentiero che lo porterà a capire quanto la narrazione sia legata in modo molto stretto con la nostra salute.
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