Proseguiamo con il reportage dalla rassegna "Racconti di Cura".....
Torino, 4 Aprile 2013.
IL CENTRO DEMETRA A.O.U. S. Giovanni Battista Torino: supporto ed ascolto per le vittime di violenza.
Martedì
26 marzo scorso, ha avuto luogo presso i locali dell’Asl di Airasca (TO), il secondo
incontro della rassegna “RACCONTI DI
CURA: esperienze di salute di territorio”. Ospite della serata è stato il
Dr. Patrizio Schinco, responsabile del Centro di Supporto e Ascolto Vittime di Violenza
DEMETRA, ubicato nel Presidio Ospedaliero Dermatologico San Lazzaro (interno al
comprensorio dell’Ospedale Molinette).
Specializzatosi
in geriatria, ha poi esercitato per anni come medico di pronto soccorso ed è
stato più volte testimone di numerosi casi di maltrattamenti domestici le cui
vittime non ricevevano una valutazione attenta da parte del personale
sanitario, ha constatato l’esistenza di specifici segni e/o traumi unicamente
riconducibili a questo tipo di violenze, la scarsa abitudine dei medici a
scrivere un referto oggettivo e avvalorante quest’ultimo aspetto nonché la
necessità di dedicare del tempo e degli spazi particolari all’ascolto di queste
persone per comprendere se si trovasse in una situazione di lieve o estrema
pericolosità.
Tra le
varie tipologie di contesti con cui si è trovato faccia a faccia, abbiamo casi
di stalking, percosse, ricatti economici,
emotivi, psicologici e mobbing. Questi hanno come dinamica l’attacco
alla singola persona e come conseguenza la destrutturazione della sua psiche
con forti limitazioni della libertà di pensare ed agire in modo tranquillo.
La complessità delle storie e delle vicende in cui è
stato coinvolto hanno reso fondamentale la ricerca di uno specifico approccio
che passi attraverso la condivisione. Mettere i protagonisti nella condizione
di sentirsi sicuri nel rompere il silenzio intorno alla loro situazione, trovare
il coraggio di far emergere quanto subito e le potenzialità di reiterazione del
maltrattamento, è il presupposto principale.
Da questo la scelta di creare uno spazio dedicato
all’ascolto, in cui il medico si mette sullo stesso piano del cittadino e ne
facilita la condivisione del proprio vissuto (anche se non attuale e quindi
profondamente radicato nella nostra memoria). Si è infatti constatato come,
spesso e volentieri, si trattasse di un malessere fisico profondo, a cui nessun
esame clinico sapeva dare una spiegazione. Nessun esame avrebbe potuto mai fare
emergere una motivazione biomedica per una problematica fortemente correlata ad
una sintomatologia da stress profondo quale quella a cui si va incontro quando una
persona subisce vessazione psicologica o fisica. Solo un approccio di
accoglienza emotiva ha più volte innescato un immediato percorso di guarigione in
quanto prende in considerazione i veri meccanismi che ne sono alla radice.
In tutti questi anni di attività del centro, il Dr.
Schinco ha potuto constatare come la difficoltà primaria per dare una svolta ad
una situazione critica sia proprio la denuncia della violenza. Non solo dal punto
di vista umano e clinico, come lui stesso ha sottolineato, si tratta di un
presupposto senza il quale è impossibile dare un seguito giudiziario e
restituire serenità all’individuo e creando chiari presupposti per il
miglioramento della sua qualità di vita.
Fondamentale per chi si recava in ospedale per ricevere
assistenza, è l’essere messo nelle condizioni di ammettere l’esistenza di un
problema sia esso direttamente o indirettamente correlato alla motivazione clinica.
Sostenere la persona vittima di violenza quindi diventa accogliere le paure e
le angosce, adoperarsi per la risoluzione delle problematiche cliniche insorte,
per poi prodursi in una assistenza mirata attraverso una rete di enti che
offrono servizi di aiuto e di ospitalità. Non meno importante, infatti, è il
danno generazionale collegato a questo tipo di vicende.
Tutti coloro che assistono o sono comunque parte
integrante di contesti in cui è presente una qualche forma di violenza,
specialmente se bambino o adolescenti, finiscono per immedesimarsi in uno dei
modelli proposti dal dualismo instauratosi tra gli adulti divenendo nella sua
vita di tutti i giorni “vittima” o “carnefice”. Divengono quindi anche loro
soggetti degni della medesima attenzione se non maggiore per evitare
l’instaurarsi di comportamenti che ne pregiudichino lo stato di salute
complessivo (disturbi alimentari, cognitivi, etc).
Con l’auspicio che si riesca a recuperare all’interno del personale sanitario una adeguata coscienza del fenomeno, dei diritti e dei doveri che si hanno nei confronti delle persone che subiscono questo tipo di vessazioni, ringraziamo il nostro ospite per la sua testimonianza ma, soprattutto, per il suo operato quotidiano.
Andrea Robotti
Fuzzy Project
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